giovedì 5 maggio 2011

The Spirit carries on: qualche breve e imprecisa riflessione.

... un piccolo omaggio ad Emanuele ...

The Spirit carries on: lo Spirito va avanti. 

Il più grande quesito o tormento dell'uomo. Chi siamo veramente? Spesso ci crediamo immortali, ma una volta, al filosofo francese Blaise Pascal è piaciuto paragonarci a canne scosse dal vento: “L'uomo non è che una canna, la più fragile della natura”. Avvertiamo spesso quella fragilità nelle tempeste e nelle burrasche della vita. A volte ci spezziamo, e proviamo vergogna, ci sentiamo umiliati. Ma Pascal non finiva così il suo paragone, infatti all'immagine più bella e drammatica che dava dell'uomo, accostava una certezza: “ma è una canna che pensa”. E questa sera vogliamo riflettere anche noi, lasciandoci trasportare e cullare dalla poesia di questi versi. In realtà si tratta di una canzone, ma in questo caso la parola poesia è la definizione più appropriata.

The Spirit carries on, così scrivono i Dream theater. Chi legge questo testo, indipendentemente dai gusti musicali, dal fatto che conosca o meno il gruppo musicale, ha la pelle d'oca.
Da dove veniamo?
Perché siamo qui?
Dove andiamo quando moriamo?
Cosa esiste prima? E cosa dopo?
C'è qualcosa di sicuro nella vita?

Sembra quasi di aprire un libro di filosofia. Si avverte l'eco delle pagine dei tanto amati o odiati filosofi dello gnosticismo. Uno di loro, un certo Valentino, rifletteva più o meno su queste questioni e diceva: “ciò che libera è la conoscenza di quello che eravamo, di ciò che siamo diventati; di dove eravamo, dove siamo stati gettati; verso dove ci affrettiamo, da dove siamo redenti; che cosa è nascita, che cosa è rinascita.”. Ma allora, se per essere liberi dobbiamo possedere la conoscenza delle risposte a queste domande, come possiamo trovarle?
Alcuni direbbero che queste sono domande di senso, altri le definirebbero esistenziali. Alcuni uomini preferiscono non pensarci, e lasciano che il mondo passi, che il fiume dell'esistenza li trasporti. Ma noi crediamo che tutti, almeno una volta, si siano posti una domanda come: perché siamo qui? Che cosa c'è dopo? Non è vietato interrogarsi, è giusto farsi domande, è bello poter trovare risposte ma anche riconoscere i limiti che ci impediscono di trovarne di definitive.
Queste sono le nostre domande, quelle di ogni uomo, e anche quelle dell'autore di The spirit carries on. Chi ha scritto l'ha fatto con un dolore a vista, con le ferite ancora fresche, ma in possesso di una speranza.

Si dice che “la vita è troppo breve”
“cogli l'attimo” e “vivi solo una volta”
ma ci potrebbe essere dell'altro,
ho già vissuto, prima di ora?
O questa vita è tutto ciò che abbiamo?

In sottofondo avvertiamo quasi il celebre motto oraziano del Carpe diem, tanto travisato nel corso del tempo, perché Orazio di certo non voleva consigliarci di darci alla vita sfrenata e al godimento senza ragione. La sua era un'affermazione densa di una saggezza profonda. Orazio avvertiva, proprio come noi, la caducità della vita umana, l'imperfezione e la finitudine dell'uomo, per questo intuiva che non doveva essere preoccupazione dell'uomo quella di curarsi del futuro giacché non gli apparteneva. L'invito del poeta latino era proprio quello di vivere a pieno il presente, con la consapevolezza della sua effimera consistenza. Eppure il corso dei secoli ha finito per stravolgere il Carpe diem, facendone un invito all'abbandono sfrenato dei sensi, con la convinzione che dopo la nostra vita non c'è nulla. E l'autore di The spirit carries on risponde:

Se muoio domani
starò bene, perché credo che
dopo che ce ne andiamo
lo spirito va avanti

Prima avevo paura della morte
Prima pensavo che la morte
fosse la fine di tutto
ma questo era prima. Non ho più paura
so che la mia anima andrà avanti

Non ho mai trovato tutte le risposte
non ho mai capito perché
non ho mai provato
che quello che so è vero
ma so che devo provarci ancora


Opinabile, per alcuni e forse molti questa potrebbe essere una risposta poco plausibile o un'illusione. Eppure l'autore dice che sa che deve provarci ancora. Sa che deve vivere, deve continuare il suo viaggio, non come uno spettatore che guarda passivamente dal finestrino, ma deve incantarsi nei paesaggi inediti, piacevoli e dolorosi della vita. Allora sarà un cercatore, e la sua ricerca non sarà vana, perché non avrà mollato tutto, non si sarà arreso vigliaccamente, pensando di chiudere gli occhi per cogliere l'attimo da sprovveduto. Ogni attimo sarà pieno e denso di significato, non gli scivolerà sopra, ma gli parlerà svelandogli un senso.

Avanti, sii coraggioso
non piangere sulla mia tomba
perché io non starò a lungo qui
ma per piacere fai in modo che la
memoria di me non scompaia mai in te

Sono salvo nella luce che mi circonda
libero dalla paura e dal dolore
la mia mente dubbiosa
mi ha aiutato a trovare
di nuovo il significato nella mia vita
La vittoria è reale
Finalmente nei miei sogni
mi sento in pace con la mia ragazza
e adesso che sono qui
è perfettamente chiaro
che ho capito il significato di tutto

Ed ecco svelato il senso della canzaone. L'autore non può più sentirsi vuoto, sa che la sua donna non è morta in eterno, sa che la sua anima è vita. Ora può proseguire in pace il suo viaggio.

Per chiudere con Pascal: “Ma qui c'è proprio una vita infinita infinitamente felice da guadagnare, una probabilità di vincita contro un numero finito di probabilità di perdita, e quello che voi mettete in gioco è finito. Questo toglie ogni incertezza; [...] E cosí, la nostra offerta possiede una forza infinita, quando c'è da arrischiare il finito in un gioco in cui sono uguali le probabilità di perdita e di guadagno, e c'è un infinito da guadagnare. [...]”. La famosa scommessa di Pascal, se crediamo, e Dio esiste, allora otteniamo la salvezza; se non esiste, ma crediamo che ci sia, potremmo vivere più serenamente.
Ma questa è solo la chiusura del nostro articolo